sabato 29 maggio 2010
Tolkien e la filosofia: il resoconto del convegno
Chi può, lo dica: "Io c'ero!".
Il convegno internazionale "Tolkien e la filosofia", organizzato dall’Istituto Filosofico Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani è stato un evento importante, riuscito e, soprattutto, piacevolissimo. Un giorno di lavori, un intero fine settimana fianco a fianco con Verlyn Flieger, Tom Shippey e Christopher Garbowski, senza dimenticare i "nostri" Andrea Monda, Wu Ming 4 e Franco Manni. Nove ore (numero tolkieniano per eccellenza!) di riflessioni profonde, volate come se fossero una chiacchierata tra amici. E, nonostante il 22 maggio sia stato il primo sabato di sole dopo settimane di pioggia, un pubblico di quasi 180 persone attente ha preferito rinchiudersi in una sala conferenze, per tornare a guardare la Terra di Mezzo da differenti punti di vista.
L'organizzazione era stata curata soprattutto dall'Istituto Tomistico (che giocava in casa), ma noi come ArsT abbiamo dato il nostro sostegno attivo, e speriamo di aver contribuito a far sì che tutta la giornata sia stata un successo.
Dopo il rituale saluto di apertura dei presidenti dell'Istituto Tomistico e dell'ArsT, è iniziato il primo attesissimo intervento: Tom Shippey, probabilmente il maggiore esperto al mondo dell'opera di Tolkien, e Franco Manni della rivista Endòre hanno intavolato una discussione amichevole ma intensa su "Tolkien tra filosofia e filologia". Manni, naturalmente nella parte del sostenitore della filosofia, ha dato del filo da torcere al filologo Shippey, che tuttavia nella contesa ha a nostro parere riportato la palma di una meritata vittoria.
È seguito Christopher Garbowski, con un importante e denso intervento su "Filosofia e teologia tolkieniana della morte". Dopo aver partecipato a un gruppo di studio biennale su "Morte e immortalità in Tolkien" (sfociato nel volume La Falce spezzata), non potevamo che essere attenti e interessati, e infatti abbiamo trovato spunti e riflessioni degni di nota. Rimarchevole il passaggio in cui Garbowski ha ricordato «la via Hobbit per l'immortalità: fare figli».
Dopo una breve sosta per il pranzo (breve in senso hobbit) c'è stato quello che in molti consideravano il momento clou della giornata: il dibattito fra Andrea Monda e Wu Ming 4 su "Tolkien pensatore cattolico?". Superato lo stupore per aver finalmente dato una faccia a uno dei Wu Ming (no, non pubblicheremo la sua foto, anche perché è venuta mossa; vi basti sapere che c'è chi l'ha paragonato nell'aspetto a Caravaggio), siamo rimasti molto colpiti dalla preparazione e dalla passione che entrambi i dibattenti hanno dimostrato; quella di Andrea è stata da alcuni spettatori considerata come la sua migliore presentazione di sempre; Wu Ming 4 è stato, soprattutto per i molti che non l'avevano mai sentito, una vera rivelazione. Peccato solo che i due "contendenti" non abbiano poi conteso così tanto, trovandosi invece spesso e su molti punti in accordo. Noi che c'eravamo, e che abbiamo seguito le fasi di preparazione dell'incontro, possiamo però confermare che non c'è stata nessuna combine: l'incontro è valido (risultato: sostanzialmente un pareggio).
L'ultimo intervento è stato veramente sorprendente per tutti quelli (e sono molti) che non avevano mai avuto l'occasione di ascoltare la voce di Verlyn Flieger. Per trasmettere una parte della sorpresa e dell'emozione, non esitiamo a rubare le parole di un professionista della parola, Wu Ming 4:
«Ho la sensazione di essermi un po' innamorato di una donna di settantasette anni che risponde al nome di Verlyn Flieger. Una signora piccola e magrissima (al punto da paragonare se stessa a Gollum), con uno sguardo penetrante come pochi e una voce che ti immagini essere quella di Galadriel. Quando ha letto i versi in Quenya e in entese (scusandosi per la pronuncia), nel silenzio assoluto della sala, mi sono venuti i brividi. E quando ha parlato della teoria del linguaggio di Tolkien, con un intervento limpido, senza sbavature, il numero esatto di parole per dire il numero esatto di cose e non una virgola di troppo, mi ha trasmesso un senso di perfezione, di altezza a discapito della minuscola statura.»
La sera, poi, i soci organizzatori hanno avuto il privilegio di vivere una serata puramente conviviale con i prestigiosi conferenzieri. Ed ecco che nomi pronunciati con reverenza, leggendo, studiando e traducendo i loro saggi di critica tolkieniana, sono diventati volti reali e sorridenti. Il professor Shippey, tifoso del Leeds e appassionato di calcio, scalpitava per assistere alla finale di Champions League (tifando, sportivamente, per la squadra italiana). I professori Garbowski e Flieger (assieme al suo simpatico compagno) sono stati avvolti dalla confusione di un'allegra tavolata, e tra metri di pizze fumanti, birre, risate e sporadici problemi di traduzione, hanno dimostrato una volta di più d’essere ottimi conoscitori della cultura hobbit, sostenendo senza apparente fatica una tale impresa.
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venerdì 28 maggio 2010
Segnalazioni librarie (2)
Finalmente è uscito Tolkien: l'uomo e il mito di Joseph Pearce, settimo volume della collana Tolkien e dintorni.
Nelle note di copertina si legge: Tolkien: l'uomo e il mito è unanimemente considerato uno dei migliori studi su J.R.R. Tolkien, perché ne analizza con rigore e precisione sia la biografia che le opere, e le confronta con il mito che si è andato creando intorno al mondo del Signore degli Anelli. Particolarmente pregevoli sono le pagine dedicate all’amicizia (anche problematica) che ha legato Tolkien a C.S. Lewis, l'autore delle Cronache di Narnia. Questa traduzione italiana è impreziosita da uno scritto inedito di don Divo Barsotti (uno dei più grandi mistici del nostro secolo) dedicato al Signore degli Anelli e commentato da Paolo Gulisano.
Per festeggiare degnamente l'occasione, segnaliamo altri due titoli di prossima (si spera) uscita.
Giovanni Agnoloni (cur.)
Tolkien. La luce e l'ombra
Editore: Senzapatria
Data di pubblicazione: novembre 2010
Si tratta di una raccolta di saggi di autori italiani e internazionali, incentrati su uno dei temi portanti di tutta la produzione letteraria di J.R.R. Tolkien: il binomio Luce-Ombra. Principi opposti ma anche complementari, evocatori di valori etici in lotta tra loro, legati a un sostrato naturalistico, filosofico, psicologico e spirituale che ne dimostra ricchezza di significato e sfaccettature. Un’analisi ricca di punti di vista diversi, ad opera di voci del mondo accademico e non, che hanno scavato nel legendarium tolkieniano per ricavarne un estratto della sua essenza profonda.
Gli autori dei contributi sono: Giovanni Agnoloni, Roberto Arduini, Patrick Curry, Michaël Devaux, Michael D.C. Drout, Colin Duriez, John Garth, Thomas Honegger, Gino Scatasta, Guglielmo Spirito.
Ives Coassolo
Gandalf visto da Tolkien
Editore: Effatà editrice
Costo: 7 euro
La figura di uno dei personaggi principali del Signore degli Anelli, lo stregone Gandalf, presentata attraverso ciò che l'autore J.R.R. Tolkien scrive rispondendo alle lettere dei lettori e dei suoi figli. Per conoscere il pensiero di Tolkien dalla sua viva voce.
Nelle note di copertina si legge: Tolkien: l'uomo e il mito è unanimemente considerato uno dei migliori studi su J.R.R. Tolkien, perché ne analizza con rigore e precisione sia la biografia che le opere, e le confronta con il mito che si è andato creando intorno al mondo del Signore degli Anelli. Particolarmente pregevoli sono le pagine dedicate all’amicizia (anche problematica) che ha legato Tolkien a C.S. Lewis, l'autore delle Cronache di Narnia. Questa traduzione italiana è impreziosita da uno scritto inedito di don Divo Barsotti (uno dei più grandi mistici del nostro secolo) dedicato al Signore degli Anelli e commentato da Paolo Gulisano.
Per festeggiare degnamente l'occasione, segnaliamo altri due titoli di prossima (si spera) uscita.
Giovanni Agnoloni (cur.)
Tolkien. La luce e l'ombra
Editore: Senzapatria
Data di pubblicazione: novembre 2010
Si tratta di una raccolta di saggi di autori italiani e internazionali, incentrati su uno dei temi portanti di tutta la produzione letteraria di J.R.R. Tolkien: il binomio Luce-Ombra. Principi opposti ma anche complementari, evocatori di valori etici in lotta tra loro, legati a un sostrato naturalistico, filosofico, psicologico e spirituale che ne dimostra ricchezza di significato e sfaccettature. Un’analisi ricca di punti di vista diversi, ad opera di voci del mondo accademico e non, che hanno scavato nel legendarium tolkieniano per ricavarne un estratto della sua essenza profonda.
Gli autori dei contributi sono: Giovanni Agnoloni, Roberto Arduini, Patrick Curry, Michaël Devaux, Michael D.C. Drout, Colin Duriez, John Garth, Thomas Honegger, Gino Scatasta, Guglielmo Spirito.
Ives Coassolo
Gandalf visto da Tolkien
Editore: Effatà editrice
Costo: 7 euro
La figura di uno dei personaggi principali del Signore degli Anelli, lo stregone Gandalf, presentata attraverso ciò che l'autore J.R.R. Tolkien scrive rispondendo alle lettere dei lettori e dei suoi figli. Per conoscere il pensiero di Tolkien dalla sua viva voce.
giovedì 20 maggio 2010
Tolkien e la filosofia
Pubblichiamo qui di seguito un articolo con cui Verlyn Flieger anticipa il convegno Tolkien e la filosofia, che si terrà sabato 22 maggio a Modena, e al quale la famosa studiosa tolkieniana, autrice del seminale libro Schegge di luce, parteciperà con un intervento dal titolo "La filosofia tolkieniana del tempo e del linguaggio" (Hotel Raffaello, strada Cognento 5, Modena).
Questione di saggezza
Il convegno organizzato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani il 22 maggio a Modena sarà un’importante occasione per considerare il tema “Tolkien e la filosofia”. Di primo acchito, può sembrare una strana combinazione, poiché non viene naturale associare Tolkien – l’autore della fantasy più popolare dei tempi moderni, l’inventore degli Hobbit, l’uomo che ha scritto di Elfi e Nani e Draghi – con il concetto molto “accademico” di filosofia. Tuttavia, un’analisi più attenta di Tolkien e della filosofia ci mostrerà quanto questi due siano in realtà strettamente legati. Letteralmente, filosofia significa philo sophia, ovvero “amore per la saggezza”. Tuttavia, la “saggezza” non è così facile da definire, poiché comprende un’ampia varietà di riferimenti che includono mitologia, teologia, politica e psicologia. Il tema, quindi, dovrebbe includere lo studio della saggezza di Tolkien su tutti questi livelli e su tutte queste prospettive. Le opere maggiori di Tolkien: la sua “mitologia per l’Inghilterra”, il Silmarillion, e ancora di più il suo romance epico, il Signore degli Anelli, contengono le sue più profonde riflessioni sull’esistenza umana. In essi sono narrate una serie di storie (miti) sul rapporto fra l’umanità e il suo creatore (teologia) attraverso una storia fittizia (politica) che riguarda azioni e reazioni umane (psicologia).
In breve, quei libri sono filosofici nel senso più pratico del termine. Ma poiché Tolkien era un filologo, la loro filosofia si fonda sul linguaggio, poiché senza una conoscenza della storia delle parole e dei cambiamenti dei loro significati nel tempo, non abbiamo modo di fare nulla di ciò: raccontare storie, interrogarsi sull’esistenza di Dio, spiegare la storia umana, o esplorare le interazioni fra gli uomini. I linguaggi inventati di Tolkien furono l’ispirazione dietro ai suoi miti, le fondamenta del suo romanzo più importante, e il veicolo della sua filosofia. Nel saggio “Sulle fiabe”, Tolkien scrisse che «Chiedersi qual sia la genesi dei racconti … significa domandarsi quale sia l’origine del linguaggio e della mente umana» (Albero e foglia, pag. 30), e in una bozza preliminare dello stesso saggio che «la mitologia è linguaggio, e il linguaggio è mitologia». Avrebbe benissimo potuto scrivere lo stesso della filosofia, che è ugualmente legata alle parole che usiamo, attraverso le quali cerchiamo al tempo stesso di descrivere e di comprendere il nostro mondo. Quando leggiamo le storie del legendarium di Tolkien, leggiamo la sua filosofia trasformata in dramma. Le storie di Uomini ed Elfi e Hobbit che si sforzano per mantenere il loro equilibrio nella Terra di Mezzo ci mostrano un mondo così simile a quello in cui viviamo, che possiamo vederne la bellezza e il pericolo, la familiarità e la stranezza, come le immagini fantastiche riflesse del nostro.
Questione di saggezza
Il convegno organizzato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani il 22 maggio a Modena sarà un’importante occasione per considerare il tema “Tolkien e la filosofia”. Di primo acchito, può sembrare una strana combinazione, poiché non viene naturale associare Tolkien – l’autore della fantasy più popolare dei tempi moderni, l’inventore degli Hobbit, l’uomo che ha scritto di Elfi e Nani e Draghi – con il concetto molto “accademico” di filosofia. Tuttavia, un’analisi più attenta di Tolkien e della filosofia ci mostrerà quanto questi due siano in realtà strettamente legati. Letteralmente, filosofia significa philo sophia, ovvero “amore per la saggezza”. Tuttavia, la “saggezza” non è così facile da definire, poiché comprende un’ampia varietà di riferimenti che includono mitologia, teologia, politica e psicologia. Il tema, quindi, dovrebbe includere lo studio della saggezza di Tolkien su tutti questi livelli e su tutte queste prospettive. Le opere maggiori di Tolkien: la sua “mitologia per l’Inghilterra”, il Silmarillion, e ancora di più il suo romance epico, il Signore degli Anelli, contengono le sue più profonde riflessioni sull’esistenza umana. In essi sono narrate una serie di storie (miti) sul rapporto fra l’umanità e il suo creatore (teologia) attraverso una storia fittizia (politica) che riguarda azioni e reazioni umane (psicologia).
In breve, quei libri sono filosofici nel senso più pratico del termine. Ma poiché Tolkien era un filologo, la loro filosofia si fonda sul linguaggio, poiché senza una conoscenza della storia delle parole e dei cambiamenti dei loro significati nel tempo, non abbiamo modo di fare nulla di ciò: raccontare storie, interrogarsi sull’esistenza di Dio, spiegare la storia umana, o esplorare le interazioni fra gli uomini. I linguaggi inventati di Tolkien furono l’ispirazione dietro ai suoi miti, le fondamenta del suo romanzo più importante, e il veicolo della sua filosofia. Nel saggio “Sulle fiabe”, Tolkien scrisse che «Chiedersi qual sia la genesi dei racconti … significa domandarsi quale sia l’origine del linguaggio e della mente umana» (Albero e foglia, pag. 30), e in una bozza preliminare dello stesso saggio che «la mitologia è linguaggio, e il linguaggio è mitologia». Avrebbe benissimo potuto scrivere lo stesso della filosofia, che è ugualmente legata alle parole che usiamo, attraverso le quali cerchiamo al tempo stesso di descrivere e di comprendere il nostro mondo. Quando leggiamo le storie del legendarium di Tolkien, leggiamo la sua filosofia trasformata in dramma. Le storie di Uomini ed Elfi e Hobbit che si sforzano per mantenere il loro equilibrio nella Terra di Mezzo ci mostrano un mondo così simile a quello in cui viviamo, che possiamo vederne la bellezza e il pericolo, la familiarità e la stranezza, come le immagini fantastiche riflesse del nostro.
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Tolkien e la filosofia
Edoardo Sanguineti, 1930-2010. R.I.P.
«Si scrive perché si è insoddisfatti di quello che si legge, sotto la spinta di una sorta di delirio di onnipotenza convinti di dire meglio o con più originalità ciò che era stato detto prima»
In queste parole del poeta scomparso da pochi giorni troviamo una tematica strettamente tolkieniana, come la denuncia della superbia di chi "crea" arte; e al tempo stesso un richiamo alla sfida fra Tolkien e Lewis, stanchi di non trovare storie di proprio gusto, e decisi quindi a scriverne loro.
Curioso come due persone così diverse possano arrivare a concetti tutto sommato simili.
In queste parole del poeta scomparso da pochi giorni troviamo una tematica strettamente tolkieniana, come la denuncia della superbia di chi "crea" arte; e al tempo stesso un richiamo alla sfida fra Tolkien e Lewis, stanchi di non trovare storie di proprio gusto, e decisi quindi a scriverne loro.
Curioso come due persone così diverse possano arrivare a concetti tutto sommato simili.
sabato 15 maggio 2010
Per chi non può venire a Modena...
Sabato 22 e domenica 23 maggio 2010 torna “Sentieri Tolkieniani”
Per il terzo anno consecutivo il parco del Castello d'Osasco (To) accoglie la manifestazione dedicata al mondo fantastico creato da Tolkien, l’autore de “Il Signore degli anelli”.
A proporre l’iniziativa è l’Associazione di Volontariato “Sentieri Tolkieniani” in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile e delle comunicazioni sociali.
Si inizia sabato 22, alle ore 15, con l’inaugurazione che vedrà la presenza, oltre che delle autorità locali, di mons. Nicolò Anselmi, direttore del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile. E si prosegue fino a domenica sera con giochi a tema, laboratori, sfilate in costume, esibizioni, mostre artistiche, concerti e dibattiti.
Numerosi gli ospiti che, a diverso titolo, interverranno ad animare la due giorni: Andrea Monda, giornalista e scrittore, con all’attivo diverse pubblicazioni su Tolkien; l’attore Gianni Musy, doppiatore di Gandalf, Davide Perino e Stefano Crescentini rispettivamente il doppiatore di Frodo e il doppiatore di Edward di Twilight.
Uno spazio particolare è riservato alla musica. Sono infatti previsti tre concerti. Venerdì 21 maggio il doppio appuntamento “Aspettando Sentieri Tolkieniani”: a Torre Pellice, nei locali del Teatro del Forte, si terrà dalle 19 alle 24 un concerto di musica metal con quattro band: Nailed, Ocean Born, My Black Light e Stonata Artica; nella Basilica di San Maurizio (Pinerolo) lo stesso giorno, alle ore 21, si esibirà al pianoforte Marco Lo Muscio, musicista di fama internazionale, che eseguirà i suoi pezzi dedicati al Signore degli Anelli. Sabato 22, infine, presso il Castello di Osasco suoneranno i Daù che proporranno il loro consolidato repertorio di musica occitana.
Il programma completo è disponibile sul sito.
Per info: info@sentieritolkieniani.net
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mercoledì 12 maggio 2010
Tolkien e la filosofia: a Modena un convegno internazionale
Entrare nella mente di Tolkien, distinguendo, ove possibile, tra l’innamorato rabdomante di suoni e parole e l’attento ascoltatore del mondo circostante, della cultura e dei modi di interpretarla. A Modena il prossimo 22 maggio sarà la prima volta in cui in Italia un convegno dedicato a Tolkien usa il bisturi della conoscenza mettendo da parte qualsiasi interpretazione erxtraletteraria dell’opera del creatore del Signore degli Anelli.
E il merito va all’istituto Filosofico di Studi Tomistici della città emiliana e all’Associazione Romana di Studi Tolkieniani che tra l’altro sono riusciti a portare in Italia due tra i massimi esperti internazionali dell’opera del Signore della Fantasia, il filologo e docente oxfordiano Tom Shippey, una sorta di erede accademico di Tolkien e Verlyn Flieger, americana, da tempo impegnata nello studio dei contenuti filosofici dell’opera di Tolkien.
“Tolkien e la filosofia” è in effetti il titolo del Convegno Internazionale che, scendendo nei particolari, sarà articolato su cinque serratissimi eventi. Apertura alle ore 10 per Shippey che discuterà di “filosofia e filologia” assieme a Franco Manni, raffinatissimo esegeta dell’opera di Tolkien. La parola poi passerà a Christopher Garbowski che analizzerà la filosofia e teologia tolkieniana attorno al tema della morte. Nel pomeriggio si inizia alle 15 con un faccia a faccia tra Andrea Monda e Wu Ming 4 a partire dalla domanda “Tolkien pensatore cattolico?” per passare poi all’ascolto di Verlyn Flieger sul tema “la filosofia tolkieniana del tempo e del lunguaggio”. Conclusione con un dibattito tra i relatori aperto ovviamente alle domande del pubblico.
Uno speciale tutto dedicato al convegno andrà in onda mercoledì 26 maggio su Tv2000, alle 20.15, nella trasmissione condotta da Saverio Simonelli "La Compagnia del libro".
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito della nostra associazione e quello dell'Istituto Tomistico.
martedì 11 maggio 2010
Frank Frazetta, 1928-2010. R.I.P.
È stato sinonimo di forza e avventura, di muscoli e spade, di epica e fantasy. Negli Stati Uniti Frank Frazetta è un'icona di un genere che si può riassumere da noi con un nome, Conan il Barbaro. Ben prima che Arold Schwarzenegger rubasse l'immaginario collettivo del personaggio nato dalla fantasia di Robert E. Howard, il suo Conan, con le copertine e le storie a fumetti, spopolava tra gli appassionati di fantasy. Illustratore, scultore, pittore, Frazetta si è spento all’età di 82 anni a causa di un infarto, dopo una lunga carriera.
Negli anni Settanta Frazetta realizzò le nuove copertine per i romanzi di Edgar Rice
Burroughs (Tarzan) e Robert E. Howard (Conan): la sua rivisitazione iconica non solo ridefinì i connotati del genere “sword and sorcery”, ma fu talmente potente da imporsi addirittura su quella definita dai suoi predecessori. Di qui l'inizio del successo di un autore che ha fatto scuola.
Frazetta era nato a New York, nel quartiere di Brooklyn, il 9 febbraio 1928, da genitori di origine italiana. Dopo l'esordio nel mondo del fumetto alla fine degli anni Quaranta con storie western per Ds Publishing, negli anni Cinquanta firmò storie con editori del calibro di Ec Comics e Dc Comics, in cui si occupò di serie famose come “Abner Lil” di Al Capp, contribuendo a una serie di cover raffiguranti Buck Rogers, miliare saga di fantascienza.
Ebbe anche una striscia quotidiana tutta sua nel 1952-1953, “Johnny Comet” (più tardi
rinominata “Ace McCoy”). Il suo curriculum si arricchì nel 1953-54 con le strisce di “Flash Gordon”, oltre alla collaborazione con le riviste horror della Warren Publishing e alla realizzazione per la rivista “Playboy" delle strip parodistiche di “Little Annie Fanny”.
Ma fu con le copertine dei libri della serie “Conan” dal 1966 in poi che il suo nome divenne noto a tutti gli appassionati di fantasy.
Le sue rappresentazioni realistiche di scenari ultraterreni (con donne seminude e in
atteggiamento guerriero) hanno fatto di lui il candidato ideale per illustrare le copertine degli album di molte band heavy metal: famose le sue copertine di “Flirtin' with Disaster” dei Molly Hatchet e “Expect No Mercy” dei Nazareth. Nel giro di poco Frazetta divenne una figura leggendaria nell’ambiente e i suoi quadri raggiunsero valutazioni considerevoli. Nel 2009 il suo dipinto ad olio “Conan il Conquistatore”, usato sulla copertina originale del libro del 1966, è stato venduto per un milione di dollari. L’esorbitante somma è stata sborsata da Kirk Hammett, il chitarrista dei Metallica.
La sua scomparsa è avvenuta proprio mentre Hollywood sta portando sul grande schermo “Conan il Barbaro” e “John Carter di Marte”: entrambi i film sono dichiaratamente ispirati, nel design e nei toni, alle illustrazioni di Frazetta. “Conan il Barbaro” arriverà già nel 2011, diretto da Marcus Nispel, con protagonista Jason Momoa, affiancato da Stephen Lang, Rachel Nichols, Ron Perlman, Said Taghmaoui, Leo Howard, Rose McGowan.
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