mercoledì 13 gennaio 2010

Arriva "Via da Gormenghast" di Mervyn Peake


Per gli amanti della narrativa fantastica e in particolare della saga di Gormenghast l'anno nuovo porta una ghiotta novità: Adelphi infatti manda in libreria il terzo volume dell'epopea scritta da Mervyn Peake intorno a un castello inquietante come quello di Kafka e suggestivo come le rocche de Il Signore degli Anelli. Via da Gormenghast, apparso per la prima volta nel 1959 ma alla sua prima apparizione in traduzione italiana, racconta le avventure del giovane Tito lontano dal magnetico castello, dal quale era partito alla fine del volume precedente. La fantasia di Peake, che ha creato quella prigione incantata che sembra riassumere in sé i fantasmi del Novecento (l'universo "concentrazionario" nazista, ma anche quello cinese), questa volta deborda in un mondo straniante, fatto di città moderne che spuntano da scenari medievali e di mendicanti che mangiano monete, di città sotterranee popolate da derelitti e di personaggi senza volto.

La narrazione, contrassegnata da una tensione visionaria che la critica ha anche attribuito alla malattia di cui Peake soffriva mentre scriveva il romanzo, procede spedita tra donne crudeli e fatali e faccendieri come Muzzlehatch, che gestisce uno zoo e guida un'auto a forma di squalo. Tito, lontano da Gormenghast, scopre il mondo esterno e prosegue su quel cammino di formazione che è uno dei temi portanti di tutto il ciclo di Peake. Scoprirà di non essere pazzo e che il castello, questo luogo potente e sfumato, esiste davvero. A quel punto starà a lui decidere quale strada prendere per il futuro, ma questa è la storia di un altro libro, che lo scrittore, morto nel 1968, non è riuscito a ultimare.

Anche questo terzo tomo della saga, comunque, rinnova il fascino dell'opera di Peake. Come scrisse C.S. Lewis, «i suoi libri sono vere integrazioni della vita. Come certi sogni rari danno sensazioni che non abbiamo mai provato prima, e ampliano la nostra concezione della vastità delle possibili esperienze». E se il castello di Gormenghast è già un meraviglioso esempio di fantasia dilatata, anche il mondo che si stende intorno alla rocca è altrettanto sorprendente.

4 commenti:

CyberLuke ha detto...

Molti scrittori hanno scritto le loro cose migliori sotto l'effetto di sostanze che ne alteravano – diciamo così – le percezioni e le capacità intellettive.
Persino Stephen King scrisse uno dei suoi migliori rmanzi, Tommyknockers, nel breve periodo in cui assumeva cocaina.
Chissà, potrebbe essere un'idea: si mastica un bel fungo allucinogeno, ci si siede davanti alla macchina da scrivere e quando cominciano le visioni si scrive.

Hirilaelin ha detto...

A meno che l'allucinazione da fungo non ti faccia vedere la tastiera come una grossa cacca di cane...

Gwindor ha detto...

Non vorrei sbagliarmi, ma a quanto ricordo buona parte di questo terzo volume Peake lo ha dettato alla moglie mentre stava morendo. Non è proprio come uno sballo.
Comunque il primo volume è interessante e il secondo è BELLISSIMO. Questo, per adesso, è in coda.

Anonimo ha detto...

beh...certo che se CyberLuke assumesse sostanze che
"alterano - diciamo così - le percezioni e le capacità intellettive" forse si renderebbe conto che Peake è un grande della letteratura del novecento.
(un consiglio? Leggi GORMENGHAST!!!
Saluti da RAGNO